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Quick References per lo studio – Scrivere una relazione tecnica

Una relazione tecnica ha lo scopo di rendere trasparente e replicabile un lavoro: spiega che cosa è stato svolto, con quali procedure, quali risultati sono emersi e quali conclusioni ne derivano. Il suo primo obiettivo è comunicare: anche un progetto ben fatto, se non è descritto con rigore, di fatto “non esiste” perché non può essere capito, rifatto o proseguito da altri. Per questo contano struttura, sintesi e terminologia accurata.

Nel contesto di laboratorio (elettronica, informatica, scienze), oltre al testo, servono elementi operativi: uno schema disegnato in modo corretto, un bill of materials (BOM – in italiano: lista dei materiali) con caratteristiche, l’indicazione dei punti di misura, i  datasheet e le convenzioni di rappresentazione adottate. Questa parte oggettiva permette il debug e facilita eventuali migliorie del prototipo.

La scansione consigliata comprende:

  • scopo/obiettivi;
  • materiali e strumenti (con versioni software e tolleranze/portate);
  • metodo (passi riproducibili e parametri);
  • risultati (tabelle/figure ordinate con unità e incertezze);
  • discussione (lettura dei dati, problemi, alternative);
  • conclusioni;
  • riferimenti (fonti e datasheet);
  • allegati eventuali (codice, schemi, CSV).

Criteri di qualità da tenere davanti agli occhi

  • chiarezza e sintesi: testo breve, ma completo rispetto all’obiettivo;
  • coerenza dei dati: assi etichettati, unità SI, legenda, stima dell’incertezza;
  • riproducibilità: parametri, condizioni operative, versioni hardware/software esplicite;
  • onestà tecnica: limiti, errori e problemi dichiarati e come sono stati gestiti;

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title: "Relazione tecnica – "
autore: "<classe/nome cognome>"
data: "08.10.2025"
versione: "1.0"
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## 1) Scopo / Obiettivo


## 2) Materiali e Strumenti
- Componenti/sensori (modello, tolleranze): …
- Strumentazione (portata/risoluzione): …
- Software/Firmware (versioni): …
- Datasheet/Riferimenti: …

## 3) Schema & Configurazione
- Schema elettrico / diagramma (con punti di misura)
- Pin-out / cablaggio / indirizzi (se I²C/SPI)
- Foto del setup (facoltativa ma consigliata)

## 4) Metodo (passi riproducibili)
1) …
2) …
- Parametri: 
- Criteri di accettazione: 

## 5) Risultati (dati ordinati)
- Tabella(i) con unità di misura e incertezze
- Grafici con assi etichettati e legenda
- Eventuali schermate (Serial/oscilloscopio)

## 6) Discussione (interpretazione)
- Cosa mostrano i dati? (trend, anomalie)
- Errori e limiti (strumento, metodo, ambiente)
- Alternative e possibili miglioramenti

## 7) Conclusioni
<2–3 frasi: risposta allo scopo + prossimo passo>

## 8) Allegati
- Codice .ino / script / CSV
- Schema in formato editabile

## 9) Riferimenti
- Datasheet, articoli, pagine web (con data di accesso)

Esempio 1 – Arduino: “Soglia di luce per LED d’allarme”

Scopo

Definire una soglia “luce bassa” per accendere un LED quando l’illuminazione in aula scende sotto il livello utile alla lettura.

Materiali e Strumenti

  • Arduino UNO, fotoresistenza + R 10 kΩ (divisore), LED + R 220 Ω;
  • Multimetro (portata 20 V DC, risoluzione 0,01 V);
  • IDE Arduino 2.3.x; quaderno dati; datasheet fotoresistenza.

Schema & Configurazione

  • Divisore su A0, LED su D7. Annotati i punti di misura (A0 e Vout LED) sullo schema.

Metodo

  • Rilevare A0 ogni 200 ms per 60 s in tre condizioni: finestra aperta (giorno), tenda tirata (penombra), luce spenta (buio).
  • Applicare media mobile su 10 campioni (riduzione rumore).
  • Proporre una soglia fissa iniziale e verificare falsi allarmi.
  • Valutare soglia “adattiva” = baseline – Δ (baseline = media primi 5 s).

Risultati

Tabella 1 – Valori medi A0 (0–1023), n=300 campioni per condizione

Condizione A0 medio Dev. std Note
Giorno (finestra) 780 22 alta variabilità
Penombra 430 18 stabile
Buio luce off 120 9 molto stabile

Discussione

La soglia fissa 200 funziona in condizioni estreme, ma è poco sensibile in penombra. Con soglia adattiva (baseline – 250) impostata dopo 5 s, l’attivazione scatta appena la luce cala di circa 30–35% rispetto al livello di partenza, adattandosi a mattino/pomeriggio. Limiti: sensibilità all’orientamento della fotoresistenza e ombre locali (proporre schermatura).

Conclusioni

La soglia adattiva riduce falsi negativi in penombra. Prossimo passo: mappare A0 > lux con calibrazione a due punti e riportare sul grafico unità SI.

Esempio 2 – Fisica: “Verifica della legge del pendolo”

Scopo

Verificare la legge

per piccole oscillazioni, stimando l’errore sperimentale.

Materiali e Strumenti

Filo inestensibile, massa 100 g, metro rigido (±1 mm), cronometro (±0,01 s). Rilevazione su 10 oscillazioni per ridurre l’incertezza di misura.

Metodo

Per ciascuna lunghezza L={0,30, 0,45, 0,60} m:

  1. Misurare il tempo di 10 oscillazioni;

  2. Calcolare

  1. Confrontare T con

con

Risultati

L (m) t10 (s) T (s) misurato T (s) teorico Δ = T-Tteo Δ%
0,30 11,0 1,10 1,09 0,01 0,9%
0,45 13,4 1,34 1,34 0,00 0,0%
0,60 15,5 1,55 1,55 0,00 0,0%

Grafico consigliato:

Discussione

Scostamento max < 1%: incertezze legate al cronometro e all’angolo iniziale (non perfettamente “piccolo”), attriti trascurati. Possibile miglioramento: fotocellula per misura automatica, media su tre serie per ogni L.

Conclusioni

La legge del pendolo è confermata entro l’errore sperimentale; proporre estensione a grandi ampiezze per osservare le deviazioni.

Quick References per lo studio – Metodo Cornell

Il Metodo Cornell non è solo un modo “ordinato” per prendere appunti: è una struttura che trasforma la lezione in un percorso di studio già pronto.

Dividendo la pagina in Cue (parole-chiave/domande), Note (annotazioni essenziali) e Sintesi (3–4 frasi finali), costringe a selezionare, collegare e riformulare le tre operazioni che fissano davvero le informazioni in memoria.

È utile in tutte le materie, dalle spiegazioni frontali all’analisi di testi, fino ai video. Funziona bene con studenti che faticano nell’organizzazione: rende visibile il “cosa è importante” e scandisce i tempi (durante, subito dopo, nei giorni successivi).

In classe l’insegnante può proporlo come routine: appunti brevi, pausa di 5–10 minuti per compilare le Cue, chiusura con la Sintesi. Al momento del ripasso, gli studenti coprono la colonna Note e rispondono alle Cue: è retrieval practice integrata nel quaderno.

Come compilare il foglio di lavoro – guida

Struttura della pagina

  • Colonna Cue (sx): parole-chiave e domande guida.
    Suggerimento dimensioni A4: ~6–7 cm (≈30% della larghezza).
  • Colonna Note (dx): appunti essenziali, schemi, formule, esempi.
    Suggerimento dimensioni A4: ~13–14 cm (≈70%).
  • Sintesi (in basso): 3–5 frasi che rispondono a: Che cosa ho imparato? Perché conta? Come si collega ad altro?

IMPORTANTISSIMO: brevi frasi, elenchi puntati, frecce e simboli, evitare il “romanzo”.

Metodo Cornell – fonte: wikipedia

Procedura che consiglio (timeline)

Durante la lezione

  • Scrivi nella colonna Note: parole-chiave, schemi, esempi minimi.
  • Lascia vuota la colonna Cue.

Entro 5–10 minuti dalla fine

  • Compila le Cue: trasforma i titoli in domande (Perché…? Come…? Qual è la differenza…?).
  • Evidenzia 3 idee centrali con un ● o ★ nella colonna Note.

Entro 24 ore

  • Scrivi la Sintesi (3–5 frasi).
  • Fai un giro di richiamo attivo: copri le Note e rispondi alle Cue a voce o per iscritto.

Ripassi successivi

  • Usa le Cue per sessioni di 5–8 minuti a 1–3–7–14 giorni (ripetizione spaziata).
  • Quando una Cue è “facile”, allunga l’intervallo; se è “difficile”, accorcialo.

Come si scrivono delle Cue efficaci

Fai domande che costringono a spiegare/collegare:

  • Perché … ? / Come … ?
  • Qual è la differenza tra A e B?
  • Quale formula uso quando… e perché?
  • Quale esempio reale dimostra…?
  • Che errore tipico si commette in…?

Evitare Cue generiche tipo “definizione”, “formule”: è importante renderle mirate.

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title: "QR – Metodo Cornell"
version: "1.0"
autore: "Classe/Studente"
licenza: "CC BY 4.0"
ultimo_aggiornamento: "01-09-2025"
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## Tema / Lezione


## Cue (domande / parole-chiave)
- 
- 
- 

## Note (appunti brevi)
- 
- 
- 

## Sintesi (in 3–4 frasi)


## Ripasso attivo (spaziatura)
- Giorno 1: 
- Giorno 3: 
- Giorno 7: 

Vediamo ora qualche esempio compilato con alcuni argomenti.

01 – Elettronica – Legge di Ohm

Cue (sx)

  • Cos’è R e unità di misura?
  • Quando uso V=I·R?
  • Differenza tra resistenza e resistività
  • Errore tipico nel calcolo

Note (dx)

  • Legge di Ohm: V (volt) = I (ampere) · R (ohm, Ω)
  • R dipende da materiale, lunghezza, sezione → ρ·L/A
  • Se V costante ↑R ⇒ ↓I (proporz. inversa)
  • Errore tipico: unità sbagliate (mA ↔ A)

Sintesi
La Legge di Ohm lega tensione, corrente e resistenza. Per calcoli corretti: unità coerenti e attenzione a ρ·L/A quando la geometria cambia.

02 –  Italiano – Analisi del testo poetico

Cue

  • Tema centrale?
  • Figure retoriche principali?
  • Tono e ritmo come influenzano il significato?
  • Collegamento a contesto storico

Note

  • Tema: memoria/tempo
  • Metafora ricorrente dell’acqua
  • Enjambement = sospensione → crea attesa
  • Collocazione: primo Novecento, ermetismo

Sintesi
Il testo usa metafore d’acqua ed enjambement per esprimere la precarietà del tempo; l’ermetismo spiega densità e allusioni.

03 – Storia – Rivoluzione francese (cause)

Cue

  • Cause economiche vs sociali
  • Ruolo degli Stati Generali
  • Perché la presa della Bastiglia è simbolica?

Note

  • Crisi fiscale; carestie 1788–89
  • 3° stato chiede voto per testa → Assemblea Nazionale
  • Bastiglia: simbolo dispotismo, armi e polvere

Sintesi
Cause intrecciate economico-sociali e crisi politica; Bastiglia segna la rottura simbolica col passato monarchico.

Integrare il metodo Cornell con il Spaced Learning e Retrieval Practice

Per rendere più efficace il proprio studio:

  • traformare ogni Cue in una flashcard (fronte = domanda, retro = risposta breve);
  • pianifica ripassi 1–3–7–14 giorni usando solo le Cue: copri le Note e prova a ricordare;
  • se non ricordate, non rileggere subito: provate a ricostruire dagli indizi; poi controllate e correggete.

Dal Dubbio alla Chiarezza – Come il Metodo Feynman ha trasformato il mio apprendimento e come può fare lo stesso per i miei studenti

Questa è una piccola storia diretta ad alcuni studenti a cui ho già detto che avrei scritto per loro questo post, ovviamente non posso citare i nomi. E’ la storia del Prof. asino, è un racconto che fa parte di quel repertorio di aneddoti reali che utilizzo per motivare lo studente, vediamo se serve in questa occasione.

Inizia la storia… qualche tempo fa sul pianeta terra…

Nei corridoi della scuola, fra consigli e chiacchiere, mi è capitato più volte di confidare come “combattevo” con la matematica, trovandola un labirinto intricato e spesso insormontabile sentendomi un vero asino, proprio come alcune volte si sentono alcuni ragazzi.

Quindi le orecchie lunghe dell’asino simbolo della mia ignoranza passata e delle mie lotte con l’apprendimento, se ci ripenso… mannaggia che sofferenza!

Qualche tempo fa, dopo il mio solito racconto del Prof. asino un studente mi chiese, un po’ per scherzo ed un po’ per curiosità: “Professore, ma se lei aveva davvero orecchie così lunghe, come ha fatto a farle diventare così… normali?” Con un sorriso gli risposi, “Oh, le mie orecchie sono sempre rimaste lunghe. La differenza è che, con gli anni, ho imparato a piegarle con cura. Ogni mattina, quando mi alzo, le stendo di nuovo, un promemoria del fatto che ho ancora voglia di imparare”.

Ci sono tantissime cose che non conosco e quelle orecchie lunghe me lo ricordano e prima di mettere piede in aula, le ripiego delicatamente, non perché voglia nascondere la mia ignoranza, ma per dimostrare ai miei studenti che è possibile trasformare i propri limiti in forza, apprendendo costantemente e affrontando le proprie insicurezze con determinazione e umiltà.

Quindi, ormai da asino maturo dico: “spero che tu studente possa riconoscere e accettare le tue “orecchie lunghe”, utilizzandole come un punto di partenza per un viaggio di scoperta, crescita e, infine, saggezza e spero che anche tu con il passare degli anni, imparerai l’arte di ripiegarle, non per nasconderle, ma per mostrare al mondo la bellezza della trasformazione e del progresso continuo.”

Ma come si impara a ripiegare le orecchie?
In tanti modi, con pazienza, fatica e studio, non c’è stato un cambiamento repentino, ma la scoperto del Metodo Feynman, quando ero giovane studente, mi ha aiutato parecchio.

Ora utilizzo questo metodo unito ad altre strategie per migliorare sia il mio apprendimento ma anche il mio modo di insegnare.

Fine della storiella dell’asino adesso breve dettaglio sul Metodo Feynman.

La mia metamorfosi da studente confuso a esperto (…forse)

Richard Feynman, premio Nobel per la fisica nel 1965, aveva un talento particolare per spiegare concetti complessi in modo semplice. Da lui ho imparato un metodo di studio che, oserei dire, ha “rivoluzionato” il mio approccio all’apprendimento: spiegare un concetto come se lo stessi insegnando a un bambino di 5 anni. La magia sta nel fatto che, se riesci a fare ciò, significa che hai davvero compreso l’argomento.

Utilizzando questo metodo, ho iniziato a guardare la matematica con occhi nuovi. Invece di affrontare passivamente i problemi, ho iniziato a interrogarmi, a cercare di “insegnare” ogni concetto a me stesso. La matematica, un tempo mia nemesi, è diventata un amico con cui dialogare.

Applicare il Metodo Feynman all’Elettronica, un esempio semplice semplice

Prendiamo ad esempio la “Resistenza elettrica”. Invece di immergermi in formule e definizioni tecniche, mi sono chiesto: “Come spiegherei la resistenza elettrica a mio nipote di 5 anni?” E così, la resistenza è diventata un “ostacolo” in un percorso, qualcosa che rallenta il flusso, proprio come una barricata su una strada impedisce alle auto di procedere velocemente.

Un altro esempio potrebbe essere il concetto di “Transistor”. In termini semplici, lo vedo come un rubinetto che controlla il flusso d’acqua, ma in questo caso, controlla il flusso di corrente.

Voi direte: “ma hai preso in considerazione argomenti semplici”
ciò è fatto per spiegarlo agli studenti a cui è indirizzato questo post, provatelo a fare per ogni argomento che dovete studiare/spiegare e poi ne riparliamo!

Insegnare il Metodo Feynman ai miei studenti

Ecco la bellezza di questo metodo: non solo mi ha aiutato personalmente, ma ha anche fornito uno strumento inestimabile per i miei studenti.

Insegno loro a non fermarsi alle definizioni superficiali. Invece, li incoraggio a diventare insegnanti di se stessi. Quando un concetto sembra difficile, gli dico: “Immagina di doverlo spiegare a tuo fratello più piccolo. Come lo faresti?

Per esempio, se stessimo spiegando il funzionamento di un circuito elettronico, chiederei loro di visualizzare una città con molte strade e incroci, dove ogni componente è come un edificio o un’abitazione. Questa “città” ha regole e percorsi ben definiti che permettono di far funzionare tutto insieme in modo armonioso.

Pertanto, in un contesto didattico, si ricorre a questa strategia per favorire un apprendimento più radicato attraverso l’esercizio dell’istruzione da parte dello studente. Gli allievi selezionano un tema, dopodiché cercano di esporlo usando un linguaggio semplice, come se si rivolgessero a un bambino o ad una persona che non conosce l’argomento, migliorando progressivamente la loro esposizione e ripetendo il metodo, in questo modo giungono a una comprensione completa dell’argomento.

Agendo in questo modo gli studenti sono attivamente coinvolti nel definire gli obiettivi di apprendimento, le metodologie e le risorse, quindi si allenano ad insegnare con l’obiettivo di imparare.

Giusto per citare qualcosa che conservo nel mio blocco appunti, il percorso di apprendimento autonomo suggerito dalla Tecnica Feynman risuona con il pensiero spesso attribuito ad Albert Einstein: “Non hai realmente compreso qualcosa se non puoi illustrarla a un bambino”.

Quindi il metodo non è solo un trucco di studio, è una filosofia. Ci insegna che la vera comprensione non risiede nell’accumulare informazioni, ma nel poterle spiegare con semplicità ed è questa chiarezza che mi sforzo di portare ogni giorno in aula, sperando di rendere il percorso formativo più intuitivo e comprensibile per i ragazzi.

Se volete leggere qualcosa vi rimando a questo link.

Buono studio.

Il metodo “svuota cervello” per progettare e studiare meglio

Come nell’anno scolastico precedente ho proposto ai nuovi allievi l’esercitazione sull’ascolto che ha sortito divertimento ed attenzione e fatto nascere una bella discussione, un buon modo per rompere il ghiaccio.

Ascoltare è un gran problema, ma nello scorso anno scolastico ho constatato che manca ancora qualcosa negli studenti del primo anno delle superiori (alcune volte anche in quelli più grandi), la capacità di predisporre la propria mente in modalità progettuale, cioè “come si pensa per progettare”.

Ma come si fa ad acquisire questa competenza?

Di seguito un metodo molto semplice che potrebbe tornare utile, è chiamato “svuota cervello“, ai più potrebbe sembrare una grande banalità, ma vi assicuro che progettare, per gli studenti con cui lavoro è cosa complicata.

Perché è complicata?
Perché forse alcune volte prevale nella pratica dell’insegnamento il nozionismo o forse più semplicemente perché non si insegna a pensare, con questo non voglio dire che questa é la situazione di fatto della scuola italiana é solo ciò che sto rilevando io.

Ma cos’è questo metodo “svuota cervello“?

Il metodo “svuota cervello” è quello che vi consente di svuotare tutto ciò che vi “frulla per la testa” per poter smettere di pensarci, sempre che qualche idea ci sia (ma le idee nascono se si ascolta… vedi link sopra) 😉

E’ un metodo che potete utilizzare ogni giorno o quando serve, ma soprattutto quando siete in fase di progetto a scuola.

Procedimento è molto semplice: fai in modo che tutto ciò che hai nella mente venga annotato su carta, in questo modo potrai organizzarti meglio!

Scopo

Il metodo è utile quando è indispensabile far nascere un’idea, per strutturare i vostri pensieri e le attività che dovete compiere.
Il risultato del metodo può essere una lista di compiti (to-do) o una timeline con tutti i compiti da eseguire organizzati cronologicamente.

Istruzioni

Il metodo si svolge in due fasi:

Fase 1.

Trova un momento tranquillo, siediti, se possibile fai in modo tale da eliminare ogni fonte di rumore esterno (io faccio così, se preferisci metti un brano musicale tranquillo), procuratevi un foglio di carta ed una penna.

Scrivi tutto ciò che hai nella mente, così come appaiono i pensieri, non avere timore, anche se utilizzi un linguaggio non convenzionale, fallo pure, l’importante è che tutto venga fuori, pensieri e attività correlate. Questa fase potrebbe durare un po’, dipende da quante cose avete nella vostra testa.
Quando lavori in gruppo con i tuoi compagni di scuola questa fase potrebbe essere fatta durante una discussione, ad esempio seduti tutti insieme intorno ad un grande foglio di carta, in questo modo il foglio di carta rappresenterà il pensiero collettivo.

Quando tutte le idee sono scritte su carta, non sarà più tua la “responsabilità” 🙂 di ricordare, ma questa responsabilità ricadrà sul foglio di carta, “ti sei tolto un peso!” 🙂

Ora ti è concesso cancellare dalla tua mente tutte le idee 🙂 perché tanto sono su carta.

Fase 2

Organizzare i dati

Un metodo potrebbe essere quello di prendere le 10 cose più importanti da fare che hai scritto sul foglio ed eseguirle immediatamente concentrandosi sui risultati ottenuti.

Un altro metodo potrebbe essere quello di classificare ed assegnare una priorità ai vari compiti.

Quando passerai alla fase implementativa (eseguire il compito) esegui ogni fase in base alla priorità assegnata.

Quando hai eseguito il compito traccia una bella lina sulla fase eseguita.

A questo punto appena hai eseguito il compito che hai scritto sul foglio potrebbe essere necessario eseguire un altro “svuota cervello” per il compito successivo.

Ricorda di fare sempre:

lasciare scorrere i pensieri dalla tua mente al foglio e poi i pensieri falli andare via.

Ricorda che non devi:

esitare nel mettere su carta ciò che ti “frulla per la mente”

Come semplificare il metodo:

mappe mentali / sequenza temporale / ecc…

Tutti posso imparare

Da un discorso nato questa mattina con un paio di studenti che si lamentavano per l’enorme carico di lavoro. Poiché so che oggi saranno sul mio sito concludo la banale frase e inserisco una fotografia.

Tutti posso imparare sembra banale, ma non esistono scuse è solo una questione di volontà, metodo e soprattutto voglia di scoprire, tutti alla nascita abbiamo medesime potenzialità…
La cosa sorprendente è che domenica mattina scorsa mentre preparavo le lezioni per la settimana successiva mia figlia (di 6 anni) si è incuriosita mentre usavo un multimetro digitale e non dico questo per lodare la giovane studentessa, ma perché l’espressione e la passione nello scoprire e sperimentare è più evidente (almeno per me) nei più piccoli, in poco tempo, anche se in modo superficiale, ha compreso come utilizzare lo strumento di misura.

Quindi a chi mi dice: “perché professore fa tutto ciò (robotica, e-learning…), tanto siamo solo studenti del professionale”, io rispondo che siete studenti come tutti gli altri, non uccidete la vostra coscienza a 17 anni!
Voglio vedere riaccendersi la passione per il sapere questo io voglio, questo è il mio compito!

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