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5 Min da Maker: EcoFan

È di nuovo quel periodo dell’anno in cui trovo il coraggio di mettere ordine nel mio laboratorio domestico: un luogo dove si accumulano le sperimentazioni fatte a scuola, il materiale che uso per i miei corsi online e le immancabili scatole del “prima o poi”, in cui conservo componenti elettronici di recupero smontati da vecchi dispositivi, o chissà da dove arrivati. Qualche volta uso proprio quelle scatole come strumento di meditazione: le fisso e parte il mantra “butto, non butto, butto, non butto…”.

Mentre l’azione yogica procede, l’afa torinese diventa sempre più pesante. Il sudore aumenta e, come un assetato che scorge un’oasi, sul fondo di una scatola intravedo, fra grovigli di fili e lampade LED obsolete, due ventole a 12 V. Provenienza ignota: forse un PC, forse un rack server. È l’occasione perfetta per fare un po’ di educazione civica, riducendo i RAEE e trasformando rifiuti elettronici in qualcosa di utile. Cosa potrei realizzare?

Il primo pensiero, il più semplice, è un ventilatore per il caldo che all’occorrenza funzioni anche da aspiratore per i fumi di saldatura.

L’esercizio da “Maker in 5 minuti” non tradisce mai: fa bene alla mente!

Le ventole sono da 120 mm. Cerco su Thingiverse delle griglie di protezione; poi, armato di calibro, progetto i piedini di supporto, i blocchetti per unire le due ventole, un manico per trasportare il mio EcoFan e, dopo circa un’ora, le stampe sono pronte.

Dalla seconda scatola del “prima o poi” salta fuori un alimentatore AC/DC da 12 V: fantastico, è fatta! Assemblo tutto e mi chiedo: “Vuoi non metterci un interruttore?”

Rovistando ancora trovo una vecchia esercitazione di automazione, un piccolo nastro trasportatore, su di esso avevo predisposto un regolatore di velocità, perfetto! Funziona anche da interruttore e mi permette di variare la velocità delle ventole.

Altri trenta minuti per progettare e stampare due scatoline, una per il regolatore e una per il jack di alimentazione e il mio EcoFan è pronto.

All’occorrenza possiamo ruotare l’EcoFan orizzontalmente.

Cosa manca? Potrei renderlo smart, così da pilotarne la velocità da remoto… alla prossima sessione di yoga da Maker.

Buon making a tutti! 🙂

Lezione 6 – Corso di Elettronica Creativa con Arduino Sensor Kit

Sensore di luminosità

Inizio questa lezione con un’informazione che va a correggere quanto scritto sul sito Arduino in riferimento al Grove Light Sensor in cui erroneamente viene indicato il dispositivo come fotoresistenza, in realtà si tratta di un fototransistor e ciò, soprattutto per i neofiti può creare qualche problema di comprensione, soprattutto perché lo sketch presentato non fornisce esattamente quanto indicato.

Fotoresistenza o fototransistor?

  • Versione 1.0 del Grove-Light Sensor – usava una classica CdS LDR GL5528, cioè una vera fotoresistenza.
  • Versione 1.1 / 1.2 (quella montata sullo Shield dell’Arduino Sensor Kit) – per ragioni RoHS (il cadmio delle CdS è vietato) Seeed ha sostituito l’LDR con un LS06-S: si tratta di un sensore a fototransistor lineare (tecnicamente una fotodiodo-transistor) che “mima” la vecchia fotoresistenza ma è più rapido e lineare.

Il sito di Arduino non ha aggiornato la terminologia e continua a chiamarlo “photo-resistor”.

Ora come possiamo fare per non creare problemi a chi inizia?

Innanzi tutto se volete utilizzare una fotoresistenza vi rimando alle mie slide: Alfabeto di Arduino – Lezione 3, ma attenzione in questo caso dovrete usare una breadboard e realizzare un circuito con un resistore da 10Kohm e una fotoresistenza, in questo modo usando lo sketch presente sul sito Arduino o quelli indicati nelle mie slide tutto funzionerà ed avrete valori che variano tra 0 e circa 900, coll’esempio sul sito Arduino avrete un valore massimo più basso.

Dal punto di vista teorico cosa succede (usando una fotoresistenza):

La fotoresistenza (o LDR, Light Dependent Resistor) per rilevare l’intensità della luce:

  • la resistenza della fotoresistenza diminuisce quando l’intensità luminosa aumenta;
  • la resistenza della fotoresistenza aumenta quando l’intensità luminosa diminuisce.

L’ADC dell’Arduino la converte in un numero intero da 0 (buio) a 1023 (molta luce) quindi la lettura avviene tramite l’istruzione analogRead() per questo kit collegheremo direttamente il modulo al pin A3 e quindi nel codice scriveremo: analogRead(A3).

1// Prof. Maffucci Michele
2// Uso del sensore di luminosità
3// 27.05.2025
4 
5int sensore_luce = A3;   // pin del sensore di luminosità
6 
7void setup() {
8  analogReference(INTERNAL);   // 1,1 V; attivare PRIMA di qualsiasi analogRead
9  delay(3);                    // attesa minima per la stabilizzazione della reference
10  Serial.begin(9600);          // avvia la comunicazione seriale
11}
12 
13void loop() {
14  int luce_grezza = analogRead(sensore_luce);      // legge il valore grezzo dal pin A3
15  int luce = map(luce_grezza, 0, 1023, 0, 100);    // converte 0–1023 in 0–100 (percentuale)
16 
17Serial.print("Livello di luce: ");
18  Serial.println(luce);  // stampa il valore di luce sul Monitor Seriale
19 
20delay(1000);           // attende 1 secondo prima della prossima lettura
21}

Le cose sono simili con il Grove-Light Sensor sull’Arduino Sensor Kit, ma avrete, come dicevo, valori massimi più bassi, che raggiungo circa i 750 con la torcia dello smartphone direttamente puntata sul fototransistor. Dal punto di vista funzionale nulla cambia ma è importante aver ben presente che siamo lavorando con componenti elettronici diversi che hanno comportamenti simili.

Con lo sketch precedente otterremo sulla serial monitor questi valori:

Il fatto che il valore massimo si fermi attorno a 750 è in realtà perfettamente coerente con l’elettronica del modulo.

Quindi per ora, per chi inizia potete far finta che il componente sull’Arduino Sensor Kit è una fotoresistenza e se desiderate potete fermarvi a questo punto.

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Lezione 3 – Corso di Elettronica Creativa con Arduino Sensor Kit

A distanza di qualche mese riprendo le mie brevi lezioni sull’uso dell’Arduino Sensor Kit, mi dispiace non stato celere nel produrre altre lezioni, ma gli impegni lavorativi mi hanno parecchio coinvolto.

Come già avevo avuto modo di segnalare nelle precedenti lezioni, per la realizzazione di queste guide prendo come riferimento l’indice presente sul sito Arduino e su quella traccia realizzo lezioni un po’ più approfondite che mi permettono poi di strutturare una lezione di laboratorio di circa due ore di attività.

Giusto per non far “arrabbiare” nessuno — mi riferisco a chi potrebbe critica le modalità con cui vengono presentati alcuni argomenti di elettronica — ricordo che queste lezioni sono dedicate a chi non ha mai affrontato lo studio dell’elettronica (neofiti o studenti della secondaria di primo grado e studenti dei primi due anni della scuola superiore), pertanto alcuni concetti richiedono chiarimenti e inevitabili semplificazioni, che consentiranno di riprendere gli stessi argomenti con maggiore facilità quando le competenze teoriche saranno più solide.

Gli obiettivi di questa terza lezione sono:

  • comprendere come funziona un pulsante a livello elettrico e meccanico.
  • sviluppare sketch via via più complessi:
    • accensione di un LED alla pressione del pulsante;
    • Indicazione dello stato del LED sulla SerialMonitor;
    • cicli di blink avviati da pulsante;
    • cicli di blink avviati da pulsante e segnalazione del numero di cicli.

Per lo svolgimento di questa esercitazione abbiamo necessità solamente dell’Arduino Sensor Kit ed utilizzeremo:

Il pulsante:

Il LED:

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5 min da maker: pannello modulare SKÅDIS per prototipi elettronici

Manteniamo in ordine i nostri progetti.

  • Tempo di realizzazione: ≈ 90 min (stampa 3D esclusa)
  • Skill richieste: modellazione di base, slicing FDM, taglio laser, assemblaggio elettronico
  • Obiettivo: ottenere un pannello ordinato e modulare dove fissare in un attimo Arduino, Raspberry Pi, breadboard, alimentazione, accessori di misura, strumenti da lavoro.

Ingredienti (“stampa & taglia”)

Piedini + ganci SKÅDIS
File STL “IKEA SKADAS Desktop Stand” di HX8

Supporti Raspberry Pi 1‑5
File STL “Support Raspberry Pi 1 to 5”

Supporti Arduino
SKADIS Support ARDUINO Uno R4 MINIMA / WIFI

Pannello SKÅDIS personalizzato (4 mm multistrato) – mia versione
SVG generato da boxes.py

Variante XL
Pannello SKÅDIS IKEA originale 76×56 cm

Per la realizzazione sono necessari:

  • Stampante 3D FDM
  • Laser CO₂ / diode ≥ 40 W per taglio multistrato 4 mm (o servizio esterno).

Il pannello SKÅDIS può essere stampato in 3D di dimensioni variabili che possono essere agganciati tra loro.

Perché costruirlo questi pannelli per le sperimentazioni didattiche

Durante le lezioni di elettronica applicata mi trovo spesso a dover passare, nella stessa mattina da un semplice circuito realizzato con Arduino ad un sistema di automazione gestito da PLC, oppure alla realizzazione di un’esercitazione di demotica svolta su pannelli su cui è riposta la planimetria di un’abitazione su cui gli studenti cablano sensori ed attuatori. 

Un pannello modulare SKÅDIS risolve quattro problemi in un colpo solo:

  1. Ordine operativo – ogni circuito trova il suo posto: MCU, shield, breadboard e linee di alimentazione sono ancorati, non “ballano” sul banco, e i cavi di misura restano liberi da grovigli.
  2. Visualizzazione del complessivo – fissando al legno la stampa di una pianta dell’abitazione, gli allievi hanno sotto gli occhi una mappa in cui inserire tutti i dispositivi, ciò rende più chiara la distribuzione dell’I/O e logica di cablaggio.
  3. Portabilità – in pochi secondi il pannello diventa una valigetta di prototipazione che può diventare una piccola stazione meteorologica o un sistema per la rilevazione di micropolveri da collocare all’esterno della scuola oppure portare ad una fiera.
  4. Ecosistema open‑source infinito – online esistono migliaia di modelli gratuiti compatibili SKÅDIS (strumenti, bobine per cavi, supporti sensore, clip per sonde, mini‑cassetti, barre DIN, porta-breadboard e molto altro). Bastano pochi clic su MakerWorld, Printables o Thingiverse per scaricare l’STL, lanciare la stampa e arricchire il pannello con accessori su misura, espandendo il progetto all’infinito senza costi aggiuntivi.

Il pannello SKÅDIS lo vedo non solo come un supporto fisico, ma è il canvas su cui disegnare, smontare e ricostruire qualunque idea elettronica, sfruttando una community globale che rilascia in continuazione nuovi moduli pronti da stampare, un modo per mantenere ordinato il laboratorio.

I link di seguito indicati vi permettono di accedere ad una lista enorme di oggetti da stampare in 3D ed agganciare al pannello SKÅDIS.

In un prossimo post vi mostrerò come ho realizzato un carrello con piccoli tavolini acquistati all’Ikea per contenere scatole per progetti. Sui lati del carrello ho fissato pannelli SKÅDIS per conservare gli attrezzi di lavoro.

Buon Making a tutti.

Organizzare il lavoro con il sistema PARA: una guida per formatori e insegnanti

Tutto ebbe inizio dalla lettura del libro: “Il tuo secondo cervello” di Tiago Forte.

Sto lavorando alle nuove slide del mio “Starter Kit delle competenze digitali”, un percorso pensato per fornire strumenti pratici e immediati per affrontare le sfide della progettazione, gestione del tempo e documentazione nel contesto formativo indirizzato sia a docenti che studenti.

Una delle sezioni più importanti è proprio dedicata alle metodologie organizzative, e tra queste non poteva mancare il sistema PARA ideato da Tiago Forte, una strategia che ha modificato nell’ultimo anno il mio modo di gestire il lavoro. Questo metodo, semplice e versatile, consente di strutturare progetti, responsabilità e risorse in modo funzionale, riducendo il disordine mentale e migliorando la produttività.

In questo post voglio condividere un riassunto del metodo PARA, che inserirò nel mio Starter Kit, spiegandone i principi base e illustrando come può essere applicato nella progettazione didattica e nella gestione dei corsi.

Scopriamo come funziona e quali vantaggi offre.

Cos’è il sistema PARA?

PARA è un acronimo che si sviluppa in quattro categorie principali:

  1. Projects (Progetti):
    tutte le attività specifiche che hanno un obiettivo chiaro e una scadenza.
    Esempio: preparare un corso di formazione, creare materiali didattici, organizzare una lezione pratica.
  2. Areas (Aree di responsabilità):
    gli ambiti più generali e continuativi della tua vita o del tuo lavoro.
    Esempio: la didattica, la comunicazione con gli studenti, la gestione dei materiali formativi.
  3. Resources (Risorse):
    tutte le informazioni e i materiali utili, non legati a un progetto specifico, ma che potrebbero servire in futuro.
    Esempio: articoli, modelli di slide, esempi di attività didattiche.
  4. Archive (Archivio):
    dove conservi ciò che non è più attuale ma potrebbe tornarti utile.
    Esempio: materiali di corsi passati o progetti conclusi.

Applicare PARA per l’organizzazione di corsi Continua a leggere