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Corso di Processing – lezione 01

 

Programmazione, Creative Coding e Arte Digitale

Come insegnante, sono sempre alla ricerca di nuove forme di comunicazione che mi permettano di coinvolgere ed appassionare gli studenti. Unire programmazione e creatività mi ha sempre fornito ottimi risultati, rendendo più accessibile e stimolante l’apprendimento dell’informatica. È da tempo che volevo pubblicare i miei appunti sul Creative Coding e, pur non essendo un artista, sono sempre stato affascinato da questo approccio che trasforma il codice in uno strumento di espressione visiva e interattiva.

Era da tempo che desideravo strutturare meglio i miei appunti sull’uso di Processing, che ho utilizzato negli anni passati con gli studenti, ed ho deciso di sistemarli in un corso completo introduttivo all’uso di questo fantastico linguaggio di programmazione. Processing permette di realizzare progetti di Creative Computing non solo attraverso oggetti e animazioni software, ma anche mediante l’interazione con dispositivi elettronici come Arduino e Raspberry Pi.

La programmazione è spesso vista come un’attività puramente tecnica, relegata alla risoluzione di problemi e allo sviluppo di software funzionali. Tuttavia, negli ultimi anni, ha assunto un ruolo sempre più centrale nell’ambito artistico e creativo, dando vita a nuove forme espressive. Il Creative Coding rappresenta questa fusione tra logica e immaginazione, utilizzando il codice per creare opere digitali, installazioni interattive, animazioni e visualizzazioni di dati.

Oggi sempre più artisti scelgono di integrare la programmazione nel proprio processo creativo, utilizzandola come strumento per esprimersi in modo innovativo e interattivo. Designer, musicisti, videomaker e performer usano il codice per sviluppare esperienze immersive, trasformando lo schermo in una tela dinamica e interattiva. Questo approccio non solo amplia le possibilità artistiche, ma offre anche un nuovo modo di insegnare la programmazione, rendendola accessibile e coinvolgente per chiunque, indipendentemente dal background tecnico.

Uno degli ostacoli principali per chi si avvicina al Creative Coding è la difficoltà di utilizzare strumenti di sviluppo pensati per programmatori. Molti software, pur potenti, risultano poco intuitivi per chi proviene da un’educazione artistica o visiva. Processing, ad esempio, è stato creato proprio con l’intento di abbattere questa barriera, fornendo un ambiente semplice ed efficace per imparare a programmare attraverso la grafica e l’interattività.

Perché ha senso utilizzare Processing a scuola?

Utilizzare Processing in ambito scolastico è utile per diversi motivi:

  • Apprendimento visuale e immediato: il codice produce effetti grafici in tempo reale, rendendo l’apprendimento coinvolgente anche per studenti che non hanno familiarità con la programmazione.
  • Accessibilità e semplicità: è open source, gratuito e con un’interfaccia snella, adatta anche ai principianti assoluti.
  • Creatività e pensiero computazionale: favorisce la creatività, ma allo stesso tempo sviluppa il ragionamento logico e la capacità di problem solving.
  • Interdisciplinarità: si presta a progetti che uniscono arte, musica, matematica, scienze, tecnologia e storytelling.
  • Interazione con il mondo reale: grazie alle librerie disponibili e alla compatibilità con Arduino, Raspberry Pi e sensori, consente di realizzare installazioni interattive, robot e prototipi fisici.
  • Comunità attiva e risorse online: migliaia di esempi, librerie e progetti condivisi semplificano l’apprendimento e l’ispirazione.

Se desiderate approfondire ulteriormente il concetto di Creative Coding e la sua applicazione nell’arte digitale, vi lascio un elenco di video che esplorano questo campo che a me affascina parecchio:

Creative Coding with Processing: Random Compositions
Video che mostra come generare composizioni casuali di forme geometriche utilizzando Processing.

Creative Coding with p5.js: Building a datastream-visual
Video che illustra la creazione di una visualizzazione che simula un flusso di dati utilizzando p5.js

Creative Coding for Beginners – Full Course!
Un corso completo per principianti che introduce al creative coding con Processing.

Processing Tutorials | Generative Art
Una playlist di tutorial che copre vari aspetti dell’arte generativa con Processing.

Introduzione al Creative Coding con Daniel Shiffman
Daniel Shiffman, uno dei più noti divulgatori del Creative Coding, offre una serie di tutorial che guidano i principianti attraverso i concetti fondamentali della programmazione applicata all’arte.

Cosa troverete nel corso

  • Spiegazioni semplici e progressive;

  • esempi commentati e modificabili;

  • progetti creativi da realizzare passo passo;

  • collegamenti con Arduino e dispositivi esterni;

  • suggerimenti per l’uso didattico in classe.

… e se così non sarà scusatemi, inoltre come sapete è sempre tutto open tutto free (per uso didattico).

La pubblicazione delle lezioni non seguirà una cadenza precisa, ma conto di proporne da due a tre lezioni ogni settimana, dipenderà dagli impegni lavorativi. Procederò man mano che riorganizzo gli appunti: per la versione online saranno sintetizzati, mentre in laboratorio le attività sono più estese e articolate. In ogni caso, il materiale pubblicato rispecchierà fedelmente il percorso svolto in presenza.

Imposterò una specifica sezione nella colonna destra di questo sito in modo che possiate ritrovare velocemente tutte le lezioni.

Buon Coding a tutti 🙂

Laboratorio di inclusione – dall’Idea alla realtà: costruire una Clessidra ad Acqua

Nello scorso mese ho avuto il piacere di partecipare alla gestione del corso

Percorso laboratoriale di ricerca e sperimentazione di strategie inclusive e strumenti digitali nella didattica della matematica finalizzata all’inclusione degli allievi con disabilità intellettiva”,

rivolto a docenti di matematica e di sostegno di ogni ordine e grado.

L’attività si è svolta all’interno del Laboratorio Territoriale per l’Occupabilità (LTO) di Moncalieri, uno spazio che, grazie alla disponibilità di strumenti per la prototipazione rapida, ha reso possibile coinvolgere attivamente i partecipanti nella progettazione e costruzione di ausili didattici pensati per rendere la matematica e la fisica più accessibili agli studenti con bisogni educativi speciali.

I vari gruppi di lavoro hanno progettato e realizzato diversi ausili didattici, ciascuno pensato per rispondere a esigenze concrete. Durante tutto il periodo del corso, gli strumenti sviluppati sono stati testati direttamente con gli studenti, permettendo di apportare modifiche e miglioramenti che hanno condotto alla realizzazione dei prodotti finali.

In particolare, il mio gruppo si è concentrato su due progetti:

  • Il “derivatografo”, uno strumento ideato per facilitare lo studio delle derivate rivolto agli studenti della scuola secondaria di secondo grado;
  • La clessidra ad acqua, pensata per supportare l’apprendimento della misurazione del tempo negli alunni della scuola primaria e della secondaria di primo grado.

La clessidra ad acqua nasce da un’esigenza reale: trovare un modo concreto e visivo per insegnare la misurazione del tempo a studenti con necessità specifiche.

Su richiesta dei colleghi, ho realizzato un primo prototipo di kit da distribuire alle scuole. Grazie ai feedback raccolti durante l’utilizzo, il kit è stato progressivamente perfezionato.
Insieme allo strumento, ho inoltre sviluppato una serie di schede operative da proporre agli studenti, per facilitare l’attività didattica e guidare il lavoro in classe.

La validità di questo progetto è stata ulteriormente confermata durante un recente corso sul Tinkering, in cui la costruzione della clessidra e le attività correlate hanno generato nuovi spunti e suggerimenti, aprendo la strada a futuri sviluppi e alla creazione di ulteriori ausili didattici.

I progetti sviluppati durante l’attività di formazione saranno presentati il prossimo 16 maggio in occasione della conferenza della Rete MICHI, che si terrà presso l’ITIS Pininfarina di Moncalieri.

Cos’è la Rete MICHI?
Il Protocollo d’intesa “Michi – Insieme per l’Inclusione” nasce per valorizzare e sostenere le realtà scolastiche, istituzionali e territoriali che fanno dell’inclusione un valore fondamentale, promuovendo sinergie efficaci e la diffusione di buone pratiche.

Buon lavoro 🙂

 

LEGO e creatività didattica: dalla Duck Challenge al Coding collaborativo

Come annunciato nelle scorse settimane, nei miei prossimi corsi proporrò sempre più frequentemente l’uso dei mattoncini LEGO come una strategia per stimolare la creatività e promuovere la collaborazione, integrandoli all’interno di attività di Escape Game didattico e Coding. Tra le attività che ho deciso di introdurre sia per studenti che per insegnanti vi sarà la “Duck Challenge”, un esercizio introduttivo appartenente al metodo LEGO® SERIOUS PLAY®.

Per rendere questa esperienza accessibile a un numero maggiore di partecipanti durante le sessioni in presenza, ho deciso di fornire i sei mattoncini necessari per la challenge stampati in 3D. Questa scelta non solo facilita la diffusione del metodo, ma permette anche di regalare i set ai partecipanti, favorendo l’uso successivo dei mattoncini in altri contesti didattici e creativi.

Online sono disponibili modelli di mattoncini già pronti per la stampa 3D, ma ho apportato alcune piccole modifiche ai mattoncini per migliorare la stabilità degli agganci tra i pezzi. A breve condividerò i file sorgente per consentirvi di replicare questa soluzione. Per rendere il set di mattoncini simile all’originale, ho acquistato degli occhietti adesivi online e li ho applicati su uno dei mattoncini. Sarà anche possibile, evitando di applicare gli occhi adesivi, di disegnare forme diverse degli occhi in modo che sia possibile far assumere espressioni diverse all’anatra.

L’attività della “Duck Challenge” sarà inoltre propedeutica ai successivi percorsi di formazione sul Coding, in modo che i partecipanti possano migliorare la loro capacità di collaborazione in gruppo. In particolare, una delle attività di Coding previste consisterà nella creazione di un cronometro utilizzando una scheda BBC micro:bit. Questo cronometro, che visualizzerà i secondi sul display della scheda, potrà poi essere integrato direttamente nella “Duck Challenge”, fungendo da timer per i 60 secondi necessari alla costruzione delle anatre. In questo modo, i partecipanti potranno realizzare un’applicazione pratica del Coding, che potrà essere utilizzata per supportare un’attività collaborativa e creativa con i propri studenti.

Ma come funziona la “Duck Challenge”?

La “Duck Challenge” è un’attività introduttiva del metodo LEGO® SERIOUS PLAY® che coinvolge i partecipanti nella costruzione di un’anatra utilizzando sei specifici mattoncini LEGO®. Questo esercizio, apparentemente semplice, rivela la diversità di pensiero e promuove creatività, collaborazione e innovazione all’interno dei gruppi di lavoro.

Perché è utile in ambito formativo

L’attività offre numerosi benefici nel contesto educativo e formativo:

  • stimola la creatività: con un numero limitato di pezzi e un tempo ristretto, i partecipanti sono incoraggiati a pensare in modo non convenzionale per creare la propria versione di una papera.
  • Evidenzia la diversità di pensiero: nonostante l’utilizzo degli stessi sei mattoncini, le creazioni risultano uniche, dimostrando come ogni individuo interpreti e risolva problemi in modo differente.
  • Promuove la collaborazione: condividere e discutere le diverse costruzioni favorisce il dialogo e la comprensione reciproca tra i partecipanti.
  • Introduce il metodo LEGO® SERIOUS PLAY®: serve come introduzione pratica e coinvolgente alla metodologia, preparando i partecipanti a sessioni più approfondite.

Procedura per realizzare l’attività in classe

  1. Preparazione dei materiali: procurare per ogni partecipante un set identico di sei mattoncini LEGO®. Questi set possono essere assemblati utilizzando pezzi che già disponete, oppure stampandoli in 3D o ancora acquistarli già pronti.
  2. Introduzione dell’attività: spiegare ai partecipanti che avranno 60 secondi per costruire un’anatra utilizzando solo i sei mattoncini forniti. Non fornire ulteriori istruzioni o esempi, per stimolare l’immaginazione individuale.
  3. Esecuzione: avviare un timer di 60 secondi e invitare i partecipanti a iniziare la costruzione.
  4. Condivisione e discussione: al termine del tempo, raccogliere tutte le “paperelle” e mostrarle al gruppo. Incoraggiare una discussione sulle differenze tra le creazioni e su come ciascuno ha interpretato il compito.
  5. Riflessione: porre domande come: “Quali sfide avete incontrato?”, “Cosa avete imparato da questa esperienza?” e “Come si collega questo esercizio al lavoro di squadra e alla risoluzione dei problemi?”.

Attività ed esercizi aggiuntivi da proporre

  • Collaborazione di gruppo: dopo l’attività individuale, dividere i partecipanti in piccoli gruppi e chiedere loro di costruire insieme una papera utilizzando un set di sei mattoncini. Questo esercizio enfatizza l’importanza della comunicazione e della collaborazione.
  • Sfida creativa: fornire ai partecipanti un numero maggiore di mattoncini e chiedere loro di costruire un animale diverso o un oggetto specifico, promuovendo ulteriormente la creatività e il pensiero critico.
  • Discussione sulle applicazioni pratiche: dopo le attività, facilitare una conversazione su come le lezioni apprese possono essere applicate in contesti reali, come la risoluzione dei problemi, l’innovazione e il lavoro di squadra.

Sperimenterò e vi farò sapere 🙂

LEGO e didattica: quando i mattoncini costruiscono competenze

 

Ho sempre pensato che i mattoncini LEGO®  riescono a trasformare una lezione in un’avventura di apprendimento fatta di creatività e logica, in passato più volte ne ho esplorato l’uso con entusiasmo mio e dei miei studenti, dai mattoncini fino alla realizzazione di robot con Lego Mindstorms.

Ho cercato di trovare un pretesto per tornare alle origini ed ho disegnato il corso: “dalla creatività alla logica: percorsi STEAM con i LEGO nella scuola”. Un’esperienza dedicata a insegnanti dell’infanzia e della primaria che vogliono coinvolgendo i loro studenti in attività educative che fanno crescere, divertire e imparare. Certamente sono azioni che già vengono svolte dagli insegnanti, ma desidero mostrare quanto ho progettato e trovare un confronto vero e critico in modo che la formazioni diventi un’attività sul campo.

Lavorare con i LEGO® è stato per me anche un ritorno alle origini. Dopo anni passati tra schede elettroniche, robot e laboratori hi-tech, mi sono reso conto che il mattoncino LEGO è sempre rimasto lì, nel cuore di tutte le mie sperimentazioni. Manipolare, costruire e apprendere: la filosofia LEGO ha gettato le basi per il mio approccio alla didattica laboratoriale.

Era da tempo che desideravo ripartire con i mattoncini e quale occasione migliore per dimostrare ancora una volta quanto giocare con i mattoncini possa insegnare?

Svolgerò nel mese di gennaio prossimo l’attività di formazione e tra le metodologie che utilizzerò ci sarà quella del Six Bricks, che consiste nell’uso di sei mattoncini DUPLO colorati per realizzare esercizi che stimolano memoria, creatività, collaborazione e tanto altro. Non avendo sempre i mattoncini originali a disposizione, ho deciso di sperimentare una soluzione alternativa: i mattoncini DUPLO stampati in 3D! Non sono solo un modo per risparmiare, ma anche un’occasione per dimostrare come la tecnologia possa offrire strumenti accessibili e personalizzabili. Online trovate moltissimi modelli, ma dopo diversi tentativi quello che vi allego penso sia il migliore e si agganciano in modo perfetto anche ai mattoncini originali.

Nel corso esploro anche il metodo LEGO® SERIOUS PLAY®, un approccio che porta il gioco su un livello ancora più alto, trasformandolo in uno strumento per pensare, immaginare e risolvere problemi. E poi c’è tutta la parte legata allo sviluppo delle competenze visuo-spaziali e alla progettazione di attività STEAM, dove i LEGO diventano il ponte perfetto tra scienze e creatività.

Spero di condividere alcune immagini delle attività che svolgerò con gli insegnanti e di mattoncini 3D dalle forme inusuali e spero che questa e le future condivisioni possano essere utili.

Se siete curiosi di scoprire di più, seguitemi nei prossimi aggiornamenti.

La strada per un apprendimento creativo è piena di mattoncini! 🙂

Ice breaking – Il forziere del sapere perduto

In ogni percorso formativo o di team building, il primo incontro con un gruppo è un momento cruciale: spesso i partecipanti non si conoscono tra loro e il tempo per instaurare un clima collaborativo è ridotto. La gestione ottimale di questi momenti iniziali può fare la differenza per il successo delle attività successive.

In questo contesto, gli ice breaker, o rompighiaccio, si rivelano alleati preziosi. Il termine richiama le navi che attraversano i mari ghiacciati per aprire il passaggio ad altre imbarcazioni: in modo simile, queste attività aiutano a “sciogliere” le distanze tra le persone, favorendo un’atmosfera rilassata e un’interazione più spontanea. Attraverso il gioco e l’interazione, gli ice breaker permettono di superare le barriere iniziali, stimolando la comunicazione e creando le basi per una collaborazione efficace.

Queste attività, pur nella loro semplicità, sono estremamente versatili: si possono adattare alle caratteristiche del gruppo, alla durata della sessione e agli spazi disponibili. Che si tratti di piccoli team o di grandi platee, di persone con background simili o completamente diversi, un buon rompighiaccio aiuta a creare connessioni e a generare entusiasmo.

Personalmente, amo utilizzare strumenti fisici come scatole con lucchetti e forzieri, che introducono i partecipanti in un’attività di escape game didattico. Questi “scrigni” rappresentano il punto di partenza per un viaggio che combina gioco, collaborazione e apprendimento: si parte con un oggetto fisico, si esplorano percorsi virtuali attraverso enigmi e indizi, per tornare infine allo scrigno di partenza con una nuova consapevolezza.

Recentemente, ho testato questa metodologia con Dirigenti Scolastici, DSGA e insegnanti, riscontrando apprezzamento. L’elemento sorpresa, unito alla dinamicità dell’attività, ha generato curiosità e partecipazione attiva fin dai primi minuti. Questo approccio, che unisce mondo fisico e digitale, è al centro della mia ultima creazione: il forziere del sapere perduto, una versione evoluta della mia escape game box, progettata per rendere ogni esperienza formativa coinvolgente e divertente.

Gli ice breaker, in tutte le loro forme, rimangono un elemento chiave per costruire fiducia, stimolare la curiosità e promuovere il lavoro di squadra. Attraverso questi strumenti, cerco di portare nei miei corsi un’esperienza che unisce creatività e apprendimento condiviso.