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Dal Diario del Prof. – appunti della settimana sul feedback

Nelle scorse due settimane mi sono trovato nella condizione di dover supportare alcuni allievi non delle mie classi che per diversi motivi hanno perso la “passione” o l’interesse che li ha portati ad affrontare un percorso tecnico, in alcuni casi questo disagio si è tramutato in iperattività e atteggiamenti non corretti nei confronti del resto della classe.

Tutto ciò mi porta continuamente a riflettere sul ruolo di tutor o del motivatore e sull’importanza di una comunicazione efficace, che soprattutto all’interno di un gruppo classe è fondamentale per il successo degli studenti e del processo di apprendimento. Il feedback, o se preferite “il riscontro”, gioca un ruolo cruciale in questo processo, poiché può fornire agli studenti un’opportunità per migliorare le loro prestazioni e sviluppare le loro abilità. Tuttavia, il feedback può essere un processo delicato e richiede un approccio attento.

Da un lato, è importante essere sinceri ed evitare i falsi complimenti. Se gli studenti ricevono un feedback falso o poco sincero, potrebbero non essere motivati ​​a migliorare le loro prestazioni. D’altra parte, è importante evitare di ferire gli allievi con il feedback. Un riscontro critico o negativo può facilmente essere percepito come una critica personale e avere un impatto negativo sull’autostima.

Per fornire quindi un riscontro efficace e costruttivo, mi sono imposto di seguire alcune linee guida:

  1. Il feedback dovrebbe essere specifico e concreto.
Piuttosto che dire “hai fatto un buon lavoro”, è meglio dire “hai fatto un buon lavoro nel presentare la tua ricerca con immagini chiare e concise”;
  2. il feedback dovrebbe essere centrato sulla prestazione, non sulla persona.
Non bisogna criticare la persona, l’allievo, ma concentrarsi sugli aspetti della prestazione che possono essere migliorati;
  3. è importante fornire feedback tempestivo, in modo che gli studenti possano utilizzare le informazioni per migliorare le loro prestazioni in futuro.

Il riscontro dovrebbe essere visto come un’opportunità per migliorare, piuttosto che come una critica personale.

Le parole di lode che possiamo fornire ad uno studente possono certamente aumentare sicurezza e motivazione, mentre le critiche potrebbero farlo sentire insicuro e demotivato. Tuttavia, quando l’allievo è troppo concentrato sull’idea che ha di se, potrebbe porsi sulla difensiva quando riceve critiche, pertanto è essenziale far comprendere che è importante avere una visione equilibrata di se stessi e accettare il feedback in modo costruttivo per poter migliorare.

Quindi non è sufficiente far comprendere solo dove qualcosa è andato storto, ma anche far capire come e se bisogna agire per trarre consigli utili.

In una fase successiva del tutoraggio passerei a fare alcune considerazioni sulla casualità del successo o dell’insuccesso.

È possibile che il successo o il fallimento sia stato influenzato dal caso?
Ad esempio, lo studente guadagna un elogio solo perché qualcuno ha notato il suo lavoro, ma questo significa che lo ha veramente meritato?

Allo stesso modo, quando lo studente ha un successo scolastico, è importante che si ponga la domanda: “è veramente merito mio, oppure è stato il risultato della fortuna o delle circostanze?”

Il successo può essere il risultato di una combinazione di fattori, compresa la casualità (qualcuno la chiamerebbe fortuna), ma è importante che l’allievo riconosca i propri meriti e lavori per migliorare.

In definitiva, è importante far valutare se si è stati effettivamente bravi o se il successo o il fallimento sono stati influenzati da fattori esterni. Solo riconoscendo i propri meriti e le proprie debolezze, si possono sviluppare le abilità necessarie per crescere e migliorare.

Esercizio da far fare agli studenti: tabella complimenti e critiche:

All’interno della matrice inserite i riscontri che avete ricevuto: quali suggerimenti voglio seguire? Quale critica vi porta ad agire? Quali feedback posso trascurare?

Buon Making didattico a tutti 🙂

Il Maker delle decisioni – come risolvere un dilemma

Le domande che i ragazzi fanno in ogni anno scolastico sono molto simili, soprattutto quelle che coinvolgono le loro decisioni e i loro dubbi nell’affrontare l’organizzazione del loro studio e molte sono le medesime domande che accompagnano molti adulti per tutta la vita, compreso me:

  • come sono certa/o di scegliere il percorso universitario giusto?
  • Sono confusa/o e non so come decidere quali cose sono prioritarie rispetto ad altre?
  • Caos e ansia si accumulano nella mia mente e non riesco a gestire la complessità e la mole dei lavori da compiere, come posso risolvere questo problema?
  • Come si affronta un progetto?

Sono solo alcune delle decine di domande che mi sono state poste in passato.

E’ importante quindi strutturare il caos dei nostri pensieri utilizzando dei modelli che aiutano a ridurre la complessità in modo da concentrarsi su ciò che è essenziale.

I modelli ovviamente non sono regole fisse, ma una strategia per costruire un pensiero attivo e propositivo.

Ciò che andrò a scrivere in questo ed in successivi brevi post (quando riesco) non sono altro che un estratto dei miei diari di vita scolastica quotidiana, una collezione di pensieri e strategie tratte dalle mie letture e sperimentazioni sui modi per progettare e gestire la classe, una collezione di brevi procedure e schemi di comportamento utilizzati negli anni passati.

L’idea è di riprendere i mattoncini che ho utilizzato in passato per prendere decisioni o per costruire azioni didattiche, ovviamente fatene ciò che volete, io scrivo solo per non dimenticare ed amo considerare questi pensieri come il coltellino svizzero per la mia organizzazione.

Parto con qualcosa di tipico che coinvolge le decisioni che vengono considerate importanti:

Come risolvere un dilemma

Situazione:

  • sono combattuto nel continuare ad insegnare oppure scegliere un distacco dall’insegnamento che mi porterà a gestire progetti importanti di formazione e gestione di tecnologie didattiche, cosa devo fare?
  • Non so quale percorso universitario scegliere tra medicina e professioni sanitarie entrambe mi appasionano!
  • Vorrei trasferirmi in una città di mare, ma ciò mi porterebbe ad abbandonare un luogo di lavoro sereno e non so cosa mi riserva il futuro.

L’idea molto semplice per iniziare a risolvere il dilemma è quello di utilizzare il modello ad elastico.

Le domande da porsi sono:

  • cosa mi trattiene?
  • Cosa mi attira?

Attenzione a non confondere questo modello con le valutazioni:

  • quali sono i pro?
  • Quali sono i contro?

Il modello ad elastico pone le domande in positivo e pertanto entrambe le alternative potrebbero essere interessanti e coinvolgenti, quindi è un modo sereno per gestire la scelta e ridurre l’ansia.

Fate voi il passo successivo 🙂

Cronache dalla spiaggia – la serie completa

introSi riparte, ormai da qualche giorno preso dalla programmazione delle attivit lavorative. Avevo il piacere di incominciare questo nuovo anno con un post che ricordasse il mare e la serenit della campagna. Durante le vacanze ho avuto modo di scrivere un pochino, nulla di tecnico, assolutamente per divertimento, alcuni brevissimi pensieri su ci che stavo vivendo. Tutto stato pubblicato suFacebook un po per divertire me ed un po per divertire gli amici, spero di esserci riuscito. Nessuna pretesa, non sono uno scrittore, ma avevo il piacere di conservare questa mini serie sul blog, 10 puntate dal titolo: Cronache dalla spiaggia.

Da subito perdonate refusi di ogni tipo 🙂
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Apnea e un po’ di robotica

Tutto ebbe inizio circa un anno fa, come di consueto da qualche anno in campeggio in Toscana con la famiglia. Nel bel mezzo della vacanza una telefonata da parte di mia sorella, “la Profia di informatica” 🙂 che ci invitava a trascorrere la parte restante delle vacanze in campeggio all’Isola d’Elba, il suo compagno Leo, esperto Sub, stuzzica la mia curiosità nel vivere il mare in modo assolutamente diverso… naso ed occhi sotto l’acqua, il mio rapporto con il mare fino a quel momento era: “svago e ozio sulla spiaggia e qualche nuotata”.

Si decide in 5 minuti si smonta la tenda e nel giro di mezza giornata raggiungiamo il campeggio sull’Isola. Mare e luoghi stupendi.

Preso dalla foga dello snorkeling incomincio ad esplorare ma la visione del blu profondo o meglio, coma la può intendere un assoluto inesperto: “tanto profondo” mi blocca. Da quel momento è incominciato un nuovo cammino che mi ha portato dopo diversi mesi a praticare l’apnea (ancora come allievo) una disciplina fondata sul miglioramento delle capacità fisiche, ma soprattutto psicologiche, mi piace considerare l’apnea come un viaggio in due universi comunicanti, quello del proprio io è quello del mare.

L’universo dell’io
Pensare a come si respira,
pensare ad essere sereni,
pensare al movimento di ogni parte del tuo corpo,
pensare a sentire l’acqua che scivola sul tuo corpo,
cercare di percepire a che profondità ci si trova,
pensare lento e muoversi lento per conservare il più possibile energia,
disciplina,
ascoltare il proprio insegnante,
fidarsi di chi ti sta vicino…

è un’esercizio che conduce inevitabilmente ad una serenità interiore, il piacere fisico che si prova in apnea è molto bello.

L’universo del mare
La mia esperienza è pochissa e mi sono solo affacciato alla finestra di questo universo, mi piace però pensare che il tutto sarà molto simile alle sensazioni che poteva provare il capitano Kirk dell’Enterprise 🙂 nel momento in cui indicando una stella a caso diceva al suo timoniere: “attivare” un viaggio verso la ricerca di una nuova frontiera.

Probabilmente il tutto potrà sembrare un po’ fantasioso e forse infantile ma l’apnea è prima di ogni cosa felicità unita alla serenità di spirito.

La pratica dell’apnea ha delle similitudini alla mia visione dell’apprendimento: un passettino al giorno assimilare per piccoli passi, puntini che uniti insieme disegnano un percorso che è per me il vero obiettivo.

La speranza quindi è quella di raggiungere l’eleganza di movimenti e la
serenità di spirito dei miei istruttori che oltre ad essere bravi istruttori sono persone sagge. Non so come continuerà il percorso, ma comunque vada ho aggiunto puntini al mio cammino.

Ovviamente io sono ancora un semplice studente in erba, ma vedo questa disciplina con gli occhi da insegnte di scuola superiore e sono fermamente convinto che l’apnea sia utilissima per i giovani studenti, consente di esercitare alla riflessione e al controllo, costringe a pensare alle proprie azioni, insegna a respirare e a smorzare l’ansia.
L’equilibrio psicofisico che si può raggiungere è estremamente elevato.

Percepisco a scuola che molti adolescenti sono abituati ad eseguire azioni dettate molte volte da abitudini condizionate da altri alcuni non si preoccupano della fatica di chi con difficoltà cerca di avviarli ed aiutarli ad affrontare i progetti futuri, sempre meno si pongono domande del tipo:

ma ciò che studio è quello che voglio veramente fare?
ma sono soddisfatto di ciò che sto facendo?
sono felice?
Come risolvo il problema studio?
ecc…

Per rispondere a queste domande bisogna sforzarsi e dedicare parte del proprio tempo alla riflessione, pensare alle proprie azioni ed imparare a non mentire a se stessi, cercando anche di farsi domande scomode del tipo:

Ma quanto faccio schifo?

Farsi questa domanda è il primo passo per cambiare in positivo.

Ma con questo cosa c’entra l’apnea?

C’entra tantissimo, induce come già ribadito prima, a pensare all’attimo che si sta vivendo, all’istante, a percepire che l’azione che si sta eseguendo è importante e che il successo e l’insuccesso è solo e soltanto conseguenza delle proprie azioni…

Finalmente si impara ad imparare!

Bene allora se la cosa vi ha incuriositi, la SFIT (Scuola Federale Immersione Torino) che fa parte del FIAS (Federazione Italiana Attività Subacquee) organizza in questo periodo per tutto il mese di giugno e inizi di ottobre prove di apnea e sub. Se non siete di Torino potete consultare il sito nazionale per avere informazioni sulle sedi nella vostra Regione.

La piscina di Torino della SFIT è la monumentale e gli appuntamenti sono sempre il mercoledì alle 20,10 e il venerdì alle 19,50. Le lezioni, ma anche le prove, durano circa 1 ora. Per informazioni e contatti fate riferimento a ciò che trovate sul sito di riferimento o venite direttamente in segreteria, presso la piscina prima dell’inizio delle lezioni.

Ovviamente in tutta questa avventura non potevo non pensare ad attività che riguardassero la robotica, pertanto per mettere in evidenza, a mio modo, le attività dell’associazione (ma anche divertirmi al mare) ho pensato di relizzare un dispositivo in grado di essere guidato sott’acqua, che potesse trasmettere le immagini dei fondali e per di più indicare all’operatore che si trova a bordo piscina o in barca al mare, la profondità raggiunta e la temperatura dell’acqua.

Le difficoltà dovute all’acqua rendono il progetto particolarmente complesso, pertanto ho ragionato per passi realizzando in prima battuta un filoguidato, in gergo tecnico un ROUV (Remotely Operated Underwater Vehicle), non un robot “intelligente”, ma sicuramente un modo per comprendere come pensare e progettare questi dispositivi.

Ovviamente il tutto è all’insegna del risparmio quindi, come potete vedere nell’immagine la struttura di base è stata realizzata con tubi in PVC, usati dagli idraulici per gli scarichi dell’acqua, sopportano pressioni elevate ed inoltre l’unione delle varie parti è assicurata da guarnizioni già presenti su ogni elemento, ciò consente di non usare nessun collante.

Il ROUV è simile a molti altri prototipi che potete trovare online, su cui ho fatto le mie personalizzazioni tecniche.

La parte più complessa è stata la ricerca di motori che potessero essere immersi in acqua dolce e salata. La mia scelta è stata quella di impiegare motori di sentina da 12 Vcc estremamente potenti ed economici.
3 motori per il controllo del ROUV: due che permettono il movimento in orizzontale ed uno che permetterà di controllare la discesa e salita.
Per unire l’elica al motore ho usato un mozzo di alluminio riadattato per consentire di avvitare l’elica.

Questo lo stato di avanzamento lavori.

00_rouv

Mi sto ora concentrando sulla realizzazione del sistema di controllo fatto da semplici interruttori e deviatori che mi permetteranno l’accensione dei motori e stabilire il verso di rotazione delle eliche. L’unione del sistema di controllo e alimentazione motori avverrà mediante un cavo di rete sufficientemente lungo ed isolato.

Per il sistema di riprese video sono ancora in fase di studio, pensavo ad una comunissima web cam usb inserita all’interno di un involucro isolato, per l’illuminazione semplici e piccole torce da sub.

Ho prototipato profondimetro e misuratore di temperatura tutto controllato da Arduino, ma la lunghezza del cavo mi creerà sicuramente problemi… sperimenterò e studierò alternative.

Certamente, più avanti, una volta che tutto il sistema funzionerà potrò inserire un tutorial, ma per chi vorrà cimentarsi in attività simile le fotografie che ho inserito possono dare un’idea su come realizzare il dispositivo.

Ovviamente lo scopo ultimo è il divertimento e la sperimentazione e come dice uno dei miei istruttori sorridere! 🙂 L’apnea è felicità.

Vorrei realizzare attività tra ragazzi che gareggiano con dei ROUV… ma questa è un altra avventura, una fantasia? Forse, ma costa poco provarci 🙂

Un caro saluto.

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Volete creare un makerspace? Un manuale che vi spiega come fare

fare-e-costruireQuesto articolo nasce come sempre dalle mail che mi sono giunte negli scorsi giorni….

I makerspace sono comunità “reali” centrate sul fare e costruire, in maniera più semplice delle officine “open source” dove gli associati condividono le proprie esperienze e competenze,  dove possono essere usati strumenti ed attrezzature che potreste ritrovare ad esempio in un’officina meccanica, strumenti che comunemente non si posseggono: frese, macchine a taglio laser, stampanti 3D, ma anche utensili comuni, tutti oggetti che molto spesso non si potrebbe possedere da soli perché costosi.

Insomma luoghi dove poter dare forma ai propri progetti.

Ciò che ho descritto non è altro che un FabLab, a me piace definirli “Officine creative e di condivisione” ecco perché da qualche tempo anche io faccio parte del FabLab di Torino.

mentre scrivo penso…

… il tutto vagamente mi ricorda una scuola professionale, con la differenza che gli “associati” non sono abituati a pensare positivo…

Ma come realizzare un makerspace?
Negli Stati Uniti ad esempio i makerspace molto spesso sono costituiti da piccoli gruppi di persone che condividono la propria strumentazione, ma anche associazioni no profit, scuole, università, biblioteche e tutti hanno come scopo principale quello di fornire l’accesso alle attrezzature e alla formazione.

Makerspace, i FabLab, le officine “open”, scuola aperta alla comunità (quanto mi piacerebbe) rappresentano la democratizzazione del design, dell’ingegneria, della fabbricazione e dell’istruzione. Si tratta di un fenomeno che sono certo, in questo periodo di rinascita (spero) economica, avrà grandissimo sviluppo e se ci si riflette un attimo più che una moda è una filosofia di lavoro e di apprendimento che molto ricorda il terziario italiano di qualche decennio fa.

Ma perché questo impulso nel scrivere queste poche righe, semplicemente perché mì è stato chiesto:

“mi spieghi come si realizza un FabLab?”
“ma quali dovrebbero essere gli strumenti del Maker elettronico?”
“realizziamo qualcosa insieme per costruire un luogo di sperimentazione?”
“sono un insegnante di tecnologia di scuola media e vorrei qualche suggerimento per creare una piccola officina per i miei allievi, puoi aiutarmi?”

lusingato, ma non sono così preparato nel fornire tutte queste risposte, comprenderete che si tratta di progetti, tutti stupendi, che richiedono parecchio studio e vi confido che nel mio piccolo sto pensando alla mia “scuola del fare e costruire” (non è uno slogan politico) 🙂

Ma poiché desidero dare comunque una risposta, anche se non esaustiva per tutti, suggerisco come fase preliminare di progetto per la realizzazione di un entità di sperimentazione la lettura della guida che potete trovare su makerspace.com:

Makerspace Playbook – School Edition“, potete richiederlo gratuitamente via e-mail.

Questo l’indice del manuale:

Contents:

1. Beginnings: what we’re doing and why; origins of the Maker movement
2. Places: making a space more conducive to a community that makes together
3. Tools & Materials: inventory, budgets, and strategies (see also High School Makerspace Tools & Materials: a companion document detailing the uses and costs of a fully stocked inventory for an in-school Makerspace.)
4. Safety: planning for safety, signage, and common rules
5. Roles: what teachers, students, shop managers, and mentors do in a Makerspace
6. Practices: pedagogical approaches experienced makers use to support emerging makers
7. A Year of Making: teacher Aaron Vanderwerff describes his experience making with students
8. Projects: guiding novice makers as they build their skill set; sources for projects
9. Startup: nuts and bolts of getting involved with the Makerspace network
10. Documenting: sharing projects … and the stories behind their making
11. Snapshots: four school-based Makerspaces in action
12. Resources: helpful lists, forms, and templates

Alcuni risorse da consultare:

Un caro saluto.