Flashcard per lo studio – utilizzare Anki

Visto che siamo in vacanza riprendo i miei appunti sull’organizzazione dello studio, iniziata con le schede Quick Reference, tutto con l’idea di realizzare in un futuro un manuale con esempi da fornire agli studenti. Ho ripreso lo studio delle lingue e quindi ho pensato di realizzare qualcosa in merito all’uso delle flashcard strumento che ritengo utile.

Parto da una domanda che mi è stata fatta da uno studente di seconda superiore poco prima delle vacanze natalizie:

“Prof, ma lei come studiava quando aveva la nostra età?”

È una domanda che torna spesso, e ogni volta mi ricorda una cosa importante: molti studenti immaginano che esista un “metodo segreto”, una tecnica risolutiva che rende lo studio facile e veloce. La mia risposta, invece, è sempre piuttosto disarmante: non studiavo in modo così diverso da voi. Riassunti, schemi, appunti ordinati… e soprattutto flashcard.

Le flashcard, però, non erano una soluzione “magica”. Erano uno strumento semplice, che funzionava solo a una condizione: usarle con costanza, a piccole dosi, nel tempo. Ho sempre pensato che nello studio valga una regola che sembra banale ma è decisiva: meglio poco, ma ripetuto nel tempo. È questo che trasforma un ripasso occasionale in un apprendimento stabile. E naturalmente, con gli anni, ognuno costruisce il proprio equilibrio: c’è chi rende più efficaci gli schemi, chi preferisce i riassunti, chi trova nelle flashcard la leva migliore per fissare concetti, definizioni, formule o passaggi procedurali.

Oggi, quando mi capita di usare le flashcard per imparare (ad esempio per le lingue o per memorizzare lessico tecnico), mi affido spesso ad Anki. Non perché sia “l’ennesima app per fare flashcard”, ma perché introduce un’idea molto concreta: invece di ripassare tutto allo stesso modo e negli stessi momenti, ti aiuta a ripassare solo ciò che serve, quando serve. Ti porta a fare una cosa che tende a essere faticosa ma estremamente efficace: provare a ricordare attivamente prima di guardare la risposta. E quel tentativo di richiamo, ripetuto con regolarità, è spesso la differenza tra “l’ho letto” e “lo so”.

Per gli studenti questo significa ridurre l’effetto delle maratone dell’ultimo minuto e costruire memoria a lungo termine con un metodo più sostenibile. Per i docenti significa avere uno strumento che rende più gestibile il ripasso distribuito e la personalizzazione, senza limitarsi al classico “ripasso pre-verifica”.
C’è poi un aspetto che, a scuola, conta più di quanto sembri: Anki è un progetto libero e open source (in particolare nella versione desktop), sostenuto da una comunità ampia e da un ecosistema di estensioni. In pratica, non sei legato a una piattaforma chiusa: puoi costruire nel tempo un archivio di materiali che resta tuo, riutilizzabile e migliorabile anno dopo anno.

Nei paragrafi che seguono vediamo cosa rende Anki diverso da altri strumenti di studio, quali vantaggi offre in modo concreto e come iniziare con un tutorial essenziale e due esempi pratici, subito adattabili alle vostre discipline.

Gli appunti che seguono sono una sintesi del manuale che trovate sul sito di riferimento e che ho riformulato e sintetizzato, troverete poi alcuni esempi di flashcard sull’uso di Arduino.

Anki nello studio

C’è un momento che studenti e docenti conoscono bene: hai studiato “davvero”, magari anche con impegno costante, eppure dopo pochi giorni ti accorgi che alcuni passaggi si sono sfilacciati. Non è (solo) una questione di volontà, è più spesso una questione di come ripassi e quando lo fai.

Anki è un programma di flashcard “intelligenti” che pianifica per voi il ripasso: vi mostra una domanda, vi chiede di rispondere, poi usa il vostro feedback per decidere quando rivedrete quella stessa informazione. In altre parole: voi pensate ai contenuti, Anki si occupa del calendario del ripasso.

Anki nasce esattamente per rispondere a questo problema quotidiano: non vi chiede di studiare di più, vi aiuta a sprecare meno. Invece di ripassare tutto allo stesso modo e nello stesso momento, vi porta a rivedere ciò che state per dimenticare, quando serve davvero. La logica di fondo è quella di allenare il cervello con due leve molto concrete: richiamo attivo (provare a ricordare prima di controllare) e ripetizione distanziata (rivedere a intervalli crescenti).

Perché Anki è interessante rispetto ad altri applicativi

  1. Trasforma lo studio passivo in apprendimento che resta
    Rileggere, sottolineare, “ripassare scorrendo” sono abitudini comprensibili: danno l’idea di essere produttivi. Ma spesso si basano sul riconoscimento, non sul recupero. Quando invece vi trovate davanti a una domanda e dovete rispondere senza aiuti, state facendo ciò che il manuale chiama test di richiamo attivo: è faticoso, sì, ma è proprio quella fatica “buona” che rende la memoria più stabile.
  2. Ripassate meno, ma meglio (ripetizione distanziata)
    Il cervello tende a scartare in fretta ciò che non viene usato. Ecco perché il ripasso “a ondate” (tutto la sera prima) funziona male sul lungo periodo. Anki applica invece la ripetizione distanziata: ciò che ricordate bene torna dopo più tempo; ciò che vi è difficile ricompare prima. Il risultato pratico è semplice: non ripassate “a caso”, ma in modo mirato, con intervalli che crescono mentre la memoria si consolida.
  3. È personalizzabile: funziona per materie diverse e livelli diversi
    Anki non è “solo per le lingue” o “solo per medicina”. Se una cosa si può chiedere in forma di domanda (e verificare con una risposta), allora si può allenare con Anki: definizioni, formule, passaggi di procedure, date, classificazioni, concetti chiave e potete farlo anche con materiali ricchi: immagini, audio, video, notazione scientifica (LaTeX/Math).
  4. Open source e free: vantaggi concreti
    Qui Anki ha un valore particolare, soprattutto a scuola:

    • Desktop open source: il codice di Anki è pubblicato con licenza GNU AGPL v3 o successiva (con alcune parti sotto licenze differenti, come indicato nel repository). Questo significa continuità, verificabilità e un progetto che non dipende da una “scatola chiusa”.
    • Ecosistema di add-on: Anki si estende con componenti aggiuntivi, spesso nati da bisogni reali di docenti e studenti (lingue, layout, gestione, workflow).
    • Controllo e portabilità dei materiali: puoi esportare e trasferire mazzi “impacchettati” con contenuti e media, utile per backup e condivisione ragionata.
    • Multi-piattaforma e sync: esiste un servizio di sincronizzazione gratuito (AnkiWeb) per tenere allineati i contenuti tra dispositivi.
    • Android open source: AnkiDroid è su GitHub e dichiara licenze libere (GPL-3.0, con componenti specifiche sotto altre licenze).

Nota utile per evitare equivoci: su iOS l’app ufficiale AnkiMobile è a pagamento; la pagina App Store spiega che le vendite finanziano lo sviluppo.

  1. Un “sistema” più che un’app
    Molti strumenti per flashcard si fermano al “fronte/retro”. Anki, invece, è un piccolo sistema di studio: statistiche, ricerca, tag, opzioni di pianificazione, modelli delle carte, sincronizzazione, backup. Per chi vuole ottimizzare ulteriormente, oggi esiste anche un pianificatore alternativo (FSRS) integrato nelle opzioni.

Mini-tutorial usare Anki

Passo 1 – Installate e create il vostro primo mazzo

  1. Scaricate e installa Anki dal sito ufficiale.
  2. Aprite Anki > Crea mazzo > chiamatelo in modo concreto (es. “Storia – 1ª A”, “Fisica – Dinamica”).

Passo 2 – Capire 2 parole chiave: “Nota” e “Carta”

Molto importante:

  • Carta: la singola domanda/risposta che vi appare durante lo studio.
  • Nota: l’unità di contenuto da cui Anki può generare una o più carte (in base al tipo di nota e ai modelli). Nel manuale italiano questa distinzione è centrale (Carte, Note, Modelli).

Passo 3 – Scegliere due formati iniziali (sono sufficienti per partire)

  • Basic (Domanda > Risposta): essenziale e robusto, perfetto per concetti e definizioni.
  • Cloze (testo con parole mancanti): ideale quando volete mantenere una frase o una mini-spiegazione. Il manuale ufficiale spiega anche come si scrive la sintassi {{c1::...}}.

Esempio pratico 1: lingua / lessico tecnico

Immaginate di voler migliorare l’inglese “funzionale” per capire tutorial e documentazione tecnica. Non vi serve memorizzare pagine intere: vi servono termini e frasi che ritornano spesso.

Tipo di nota: Basic

  • Fronte: to troubleshoot
  • Retro: “fare troubleshooting / risolvere problemi (diagnosticare e correggere guasti)”
  • Tag: inglese tutorial tech
  • (Opzionale) sul retro: una frase d’uso, breve e reale.

Suggerimento pratico: create la carta inversa (IT > EN) solo per i termini davvero centrali.

Esempio pratico 2: formula + applicazione rapida

Qui il punto non è “sapere una formula”, ma ricordarla e saperla usare come relazione tra variabili.

  • Tipo di nota: Cloze
  • Testo (con cloze):
    “La legge di Ohm è: V = {{c1::R·I}}. Se R raddoppia e I resta costante, allora V {{c2::raddoppia}}.”

Come si studia con Anki

Quando Anki vi mostra una carta, la scena è sempre la stessa:

  1. leggete la domanda e provate a rispondere senza guardare;
  2. scoprite la risposta;
    scegliere un pulsante tipo Again / Hard / Good / Easy (oppure, se preferite, anche solo Again e Good). Anki usa quella scelta per calcolare il prossimo ripasso e vi mostra persino una stima del “quando” per ciascun pulsante.

Se volete studiare su più dispositivi, il flusso standard è la sincronizzazione con AnkiWeb (pulsante Sync e credenziali AnkiWeb).

Qualche consiglio per non odiare Anki 🙂

Anki funziona molto bene, ma non perdona le carte fatte “di fretta”. Alcune regole semplici evitano il classico effetto boomerang:

  1. una sola idea per carta: se la carta è lunga, prima o poi diventa un peso;
  2. meglio 2–4 carte piccole che 1 carta enorme;
  3. non trasformate Anki in una fotocopia del libro: prima capite, poi distillate;
  4. partite con poco: 10–20 nuove carte al giorno sono già un ritmo impegnativo;
  5. puntate alla costanza: anche 10 minuti al giorno battono la sessione “maratona”.

Manuali

  • Il manuale in italiano (archiviato su Wayback Machine) è ottimo per capire la filosofia e i concetti (richiamo attivo, ripetizione distanziata, carte/note/modelli, cloze, opzioni, sincronizzazione).
  • Il manuale ufficiale aggiornato è il riferimento più affidabile quando volete funzioni attuali (sync, add-on, opzioni dei mazzi, statistiche, FSRS).

Esempi di importazione

Di seguito alcuni esempi creati per l’apprendimento base di Arduino.

Per importare in Anki procedere nel seguente modo:

  1. Aprite Anki (desktop) > File > Importa
  2. Selezionate il file .tsv
  3. Impostate:
    • Separatore campi: Tab
    • Tipo di nota:
      • Basic per il file “BASIC”
      • Cloze per il file “CLOZE”
      • Mazzo: crea “Arduino – Base”
  4. Verifica mappatura campi:
    • BASIC: Fronte / Retro / Tag
    • CLOZE: Testo / Extra / Tag

Esempi flashcard Arduino

Nota: i link rimandano su GitHub, per il download del file in formato .tsv fare clic sull’icona “Download raw file” in alto a destra.

Buon Studio 🙂

2 pensieri su “Flashcard per lo studio – utilizzare Anki

    1. admin Autore articolo

      Ciao Roberto, grazie.

      Fai clic sul file, sarai reindirizzato su una mia pagina di GitHub, in alto a destra fai clic su “Download raw file”, fammi sapere se ok, nel mentre esplicito meglio nell’articolo.

      Ciao

      Rispondi

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