I miei corsi per Tecnica della Scuola: ATTIVITÀ STEAM CON CARTA, CARTONE E CODING Proposte di didattica attiva per aule e laboratori innovativi

Dopo un breve periodo di pausa forzata dovuto ad una serie di problematiche personali riparto con le attività di formazione online per Tecnica della Scuola e divulgative sul mio sito. Si inizia l’anno con un corso nuovo in cui tutta l’attività di sperimentazione è fatta con schede elettroniche e cartone, nasce quindi: Carta Cartone e Coding 🙂

Il corso offre una panoramica dettagliata su come incorporare progetti STEAM innovativi e a basso costo, usando il cartone e componenti elettronici semplici. Gli insegnanti apprenderanno come trasformare materiali quotidiani in strumenti educativi stimolanti. I laboratori e le aule innovative sono vere e proprie palestre per la mente, dove l’azione diventa strumento di comprensione e costruzione del sapere. Questi spazi si trasformano in luoghi di incontro, formazione e collaborazione, favorendo lo sviluppo di una comprensione multisensoriale della realtà. Qui, gli studenti imparano ad osservare e interagire con il mondo non solo attraverso la vista, ma anche mediante il tatto, stimolando così la loro creatività e il pensiero progettuale. In questi ambienti, l’apprendimento diventa un’esperienza olistica, che abbraccia tutti i sensi e nutre la mente.

Il corso mira a valorizzare la manualità e la creatività che possono esprimersi nel laboratorio attraverso l’utilizzo di materiali semplici e sostenibili come carta e cartone, integrati con elementi elettronici didattici.

L’obiettivo sarà quello di proporre attività laboratoriali finalizzate allo sviluppo di un pensiero critico e rispettoso della diversità, promuovendo l’etica del riutilizzo e la consapevolezza ambientale. Le attività STEAM proposte incoraggiano gli studenti a esplorare e innovare in modo economico, aprendo la strada a un apprendimento responsabile e creativo.

Per ciascuna attività del corso, saranno fornite guide dettagliate che delineano i passaggi necessari per costruire vari oggetti, oltre a istruzioni per la programmazione a blocchi e l’uso di materiali. Questo approccio mira a incoraggiare l’esplorazione autonoma e la creatività degli studenti. Attraverso l’impiego di strumenti come BBC micro:bit, Makey Makey, Make Code, Scratch 3 e altre tecnologie, gli studenti saranno in grado di creare progetti coinvolgenti come giochi interattivi, strumenti di misura e strumenti musicali, sperimentando così il potere dell’innovazione tecnologica.

Saranno svolti 4 incontri in webinar di 2 ore ciascuno, per un totale di 8 ore

  • Martedì 23 gennaio 2024 – Dalle 17.00 alle 19.00
  • Venerdì 26 gennaio 2024 – Dalle 17.00 alle 19.00
  • Lunedì 29 gennaio 2024 – Dalle 17.00 alle 19.00
  • Mercoledì 31 gennaio 2024 – Dalle 17.00 alle 19.00

Per le modalità di iscrizione seguire il LINK.

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I miei corsi per Tecnica della Scuola: Corso: Realizzare laboratori green con il Making e il Coding – 4 ed.

Da domani 13/11/24 al via la 4′ edizione del corso di Tecnica della Scuola: Realizzare laboratori Green con il Making e il Coding. Per l’occasione proporrò nuove attività progettate per i miei studenti e che utilizzerò durante il corso, tra questi un semplice inseguitore solare controllato da BBC micro:bit la cui struttura è stata completamente realizzata in cartone. L’inseguitore fa parte di una serie di strumenti per la realizzazione di attività di laboratorio Edugreen che verranno utilizzati durante il percorso formativo.

Il corso intende mostrare come, attraverso un apprendimento attivo ed inclusivo, si possono sviluppare laboratori green per la transizione ecologica, sostenibili e innovativi per la scuola primaria e secondaria al fine di riqualificare giardini e cortili scolastici trasformandoli in ambienti di esplorazione e di apprendimento delle discipline curricolari in un percorso nel quale l’esperienza stessa genera conoscenza e apprendimento.

La realizzazione di orti didattici e giardini a fini didattici prevede un controllo dei parametri fisico/chimici che può essere agevolmente svolta con strumenti didattici che vengono utilizzati comunemente in attività laboratoriali per l’apprendimento del Coding e la robotica didattica.

Schede elettroniche come BBC micro:bit, Arduino, Raspberry Pi, possono assolvere a questo compito e la loro programmazione può avvenire utilizzando i linguaggi più adatti al livello di scuola a cui appartengono gli studenti, quindi si potrà optare per un linguaggio grafico a blocchi o testuale.

L’obiettivo del corso è quello di fornire le competenze necessarie per realizzare in piena autonomia attività laboratoriali volte al controllo automatico dei parametri ambientali che permettono la crescita di singole piante o piccole serre anche idroponiche con un sistema di monitoraggio delle colture basati sull’IoT (Internet of Things). Verranno inoltre mostrate attività pratiche per la realizzazione di dispositivi per il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico, acustico e luminoso.

Saranno svolti 4 incontri in webinar di 2 ore ciascuno, per un totale di 8 ore

  • Lunedì 13 novembre 2023 – Dalle 17.00 alle 19.00
  • Martedì 14 novembre 2023 – Dalle 17.00 alle 19.00
  • Lunedì 20 novembre 2023 – Dalle 17.00 alle 19.00
  • Giovedì 23 novembre 2023 – Dalle 17.00 alle 19.00

Per maggiori informazioni sui contenuti del corso e modalità di iscrizione seguire il LINK.

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Scopri EduRobot MicroMoto – Robotica e Creatività alla portata di tutti

Sono contento di condividere con voi EduRobot MicroMoto, nato durante lo svolgimento di un corso per insegnanti della scuola primaria e secondaria di primo grado ed è un mio esempio di come la tecnologia possa essere inclusiva e stimolante utilizzando strumenti semplici.

Probabilmente la parola che meglio di tutte descrive questo progetto è: “semplicità”, sia nella costruzione che nell’utilizzo.

Volutamente compatto e simmetrico, le dimensioni sono di 10×10 cm, ha la forma di una scatolina, le cui falde sono state unite con colla a caldo. Questa scelta di assemblaggio, suggerita dai colleghi della primaria, ha reso il processo di assemblaggio non solo più sicuro ma anche più rapido rispetto alla prima versione in cui utilizzavo viti, ciò ha semplificato e velocizzato la fase costruttiva.

L’uso del cartone rende agevole l’espandibilità e la personalizzazione, infatti si parte da una base di cartone da 4 mm di spessore, ricoperta da un foglio bianco con stampati i contorni per il taglio, in questo modo gli studenti possono dare sfogo alla loro creatività colorando e personalizzando le facce bianche. Inoltre come mostrate nelle immagini che seguono MicroMoto può essere migliorato incollando sulle sue facce blocchetti Lego, permettendo così di adattarlo a diverse necessità didattiche.

Il piccolo robot è controllato da BBC micro:bit ed il controllo motori è affidato a :MOVE di Kitronik, una soluzione intuitiva che permette una facile gestione dei servomotori a rotazione continua. Questi ultimi, fissati alla struttura senza viti ma con l’ausilio di elastici, conferiscono al robot una grande praticità di montaggio e manutenzione.
Ovviamente potranno essere utilizzate anche altre tipologie di schede di controllo, una versione che sto realizzando per un altro corso prevede l’utilizzo di una scheda Arduino.

Condivido il file PDF con le 5 facce di taglio. Io ho utilizzato un foglio bianco A4 adesivo, ma potete utilizzare un normalissimo foglio di carta che incollerete con la colla sul cartone.

Se volete insieme a me costruire il robot nei prossimi mesi organizzerò un corso in presenza per insegnanti in cui mostrerò come realizzare e programmare EduRobot MicroMoto, se siete interessati potete seguire il link per la preadesione, sarete da me ricontattati quando il corso sarà disponibile.

Di seguito le fasi di costruzione EduRobot MicroMoto.

Procurarsi un foglio di carta A4 e stampare il profilo di taglio.

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EduRobot Circuit Blocks – dalla manualità al PCB: L’Evoluzione di un Apprendimento Pratico dell’elettronica

Nella mia esperienza come giovane studente, l’apprendimento pratico della teoria elettronica ha avuto inizio con l’uso di semplici blocchetti in cui erano inseriti componenti elettronici. Questi blocchetti venivano collegati tra loro mediante cavi dotati di connettori a coccodrillo o banana. Questo sistema, da giovanissimo studente, mi rendeva estremamente semplice la connessione con i puntali dei multimetri digitali, consentendo di realizzare senza sforzi collegamenti in serie e parallelo di resistori e di eseguire misurazioni della resistenza equivalente. Era altresì intuitivo inserire strumenti all’interno di un circuito per misurare correnti e tensioni.

Ricordo con affetto quella fase iniziale, un periodo in cui l’elettronica sembrava un magico puzzle da esplorare e comprendere. Con il tempo, la mia esperienza pratica si è evoluta: sono passato all’uso di breadboard, poi alle basette millefiori e, infine, alla progettazione e realizzazione di PCB.

Tuttavia, recentemente, la mia attività di insegnamento è tornata a quei blocchetti iniziali un po’ per necessità pratica ed un po’ per la gestione di classi “particolari” da motivare. Mi è stato chiesto di ideare lezioni con un’attività di laboratorio della durata di non più di 45 minuti per classi di seconda superiore. Ho constatato che molti studenti non avevano mai avuto esperienza diretta con componenti elettronici o strumenti di misura. Da qui l’idea di reintrodurre l’approccio “manuale” e intuitivo delle mie origini. Ho pensato a blocchetti stampati in 3D in cui inserire i reofori dei resistori, fissati mediante viti e bulloni. Queste viti, estendendo i reofori, facilitano il collegamento con altri resistori mediante connettori a coccodrillo.

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Dal Dubbio alla Chiarezza – Come il Metodo Feynman ha trasformato il mio apprendimento e come può fare lo stesso per i miei studenti

Questa è una piccola storia diretta ad alcuni studenti a cui ho già detto che avrei scritto per loro questo post, ovviamente non posso citare i nomi. E’ la storia del Prof. asino, è un racconto che fa parte di quel repertorio di aneddoti reali che utilizzo per motivare lo studente, vediamo se serve in questa occasione.

Inizia la storia… qualche tempo fa sul pianeta terra…

Nei corridoi della scuola, fra consigli e chiacchiere, mi è capitato più volte di confidare come “combattevo” con la matematica, trovandola un labirinto intricato e spesso insormontabile sentendomi un vero asino, proprio come alcune volte si sentono alcuni ragazzi.

Quindi le orecchie lunghe dell’asino simbolo della mia ignoranza passata e delle mie lotte con l’apprendimento, se ci ripenso… mannaggia che sofferenza!

Qualche tempo fa, dopo il mio solito racconto del Prof. asino un studente mi chiese, un po’ per scherzo ed un po’ per curiosità: “Professore, ma se lei aveva davvero orecchie così lunghe, come ha fatto a farle diventare così… normali?” Con un sorriso gli risposi, “Oh, le mie orecchie sono sempre rimaste lunghe. La differenza è che, con gli anni, ho imparato a piegarle con cura. Ogni mattina, quando mi alzo, le stendo di nuovo, un promemoria del fatto che ho ancora voglia di imparare”.

Ci sono tantissime cose che non conosco e quelle orecchie lunghe me lo ricordano e prima di mettere piede in aula, le ripiego delicatamente, non perché voglia nascondere la mia ignoranza, ma per dimostrare ai miei studenti che è possibile trasformare i propri limiti in forza, apprendendo costantemente e affrontando le proprie insicurezze con determinazione e umiltà.

Quindi, ormai da asino maturo dico: “spero che tu studente possa riconoscere e accettare le tue “orecchie lunghe”, utilizzandole come un punto di partenza per un viaggio di scoperta, crescita e, infine, saggezza e spero che anche tu con il passare degli anni, imparerai l’arte di ripiegarle, non per nasconderle, ma per mostrare al mondo la bellezza della trasformazione e del progresso continuo.”

Ma come si impara a ripiegare le orecchie?
In tanti modi, con pazienza, fatica e studio, non c’è stato un cambiamento repentino, ma la scoperto del Metodo Feynman, quando ero giovane studente, mi ha aiutato parecchio.

Ora utilizzo questo metodo unito ad altre strategie per migliorare sia il mio apprendimento ma anche il mio modo di insegnare.

Fine della storiella dell’asino adesso breve dettaglio sul Metodo Feynman.

La mia metamorfosi da studente confuso a esperto (…forse)

Richard Feynman, premio Nobel per la fisica nel 1965, aveva un talento particolare per spiegare concetti complessi in modo semplice. Da lui ho imparato un metodo di studio che, oserei dire, ha “rivoluzionato” il mio approccio all’apprendimento: spiegare un concetto come se lo stessi insegnando a un bambino di 5 anni. La magia sta nel fatto che, se riesci a fare ciò, significa che hai davvero compreso l’argomento.

Utilizzando questo metodo, ho iniziato a guardare la matematica con occhi nuovi. Invece di affrontare passivamente i problemi, ho iniziato a interrogarmi, a cercare di “insegnare” ogni concetto a me stesso. La matematica, un tempo mia nemesi, è diventata un amico con cui dialogare.

Applicare il Metodo Feynman all’Elettronica, un esempio semplice semplice

Prendiamo ad esempio la “Resistenza elettrica”. Invece di immergermi in formule e definizioni tecniche, mi sono chiesto: “Come spiegherei la resistenza elettrica a mio nipote di 5 anni?” E così, la resistenza è diventata un “ostacolo” in un percorso, qualcosa che rallenta il flusso, proprio come una barricata su una strada impedisce alle auto di procedere velocemente.

Un altro esempio potrebbe essere il concetto di “Transistor”. In termini semplici, lo vedo come un rubinetto che controlla il flusso d’acqua, ma in questo caso, controlla il flusso di corrente.

Voi direte: “ma hai preso in considerazione argomenti semplici”
ciò è fatto per spiegarlo agli studenti a cui è indirizzato questo post, provatelo a fare per ogni argomento che dovete studiare/spiegare e poi ne riparliamo!

Insegnare il Metodo Feynman ai miei studenti

Ecco la bellezza di questo metodo: non solo mi ha aiutato personalmente, ma ha anche fornito uno strumento inestimabile per i miei studenti.

Insegno loro a non fermarsi alle definizioni superficiali. Invece, li incoraggio a diventare insegnanti di se stessi. Quando un concetto sembra difficile, gli dico: “Immagina di doverlo spiegare a tuo fratello più piccolo. Come lo faresti?

Per esempio, se stessimo spiegando il funzionamento di un circuito elettronico, chiederei loro di visualizzare una città con molte strade e incroci, dove ogni componente è come un edificio o un’abitazione. Questa “città” ha regole e percorsi ben definiti che permettono di far funzionare tutto insieme in modo armonioso.

Pertanto, in un contesto didattico, si ricorre a questa strategia per favorire un apprendimento più radicato attraverso l’esercizio dell’istruzione da parte dello studente. Gli allievi selezionano un tema, dopodiché cercano di esporlo usando un linguaggio semplice, come se si rivolgessero a un bambino o ad una persona che non conosce l’argomento, migliorando progressivamente la loro esposizione e ripetendo il metodo, in questo modo giungono a una comprensione completa dell’argomento.

Agendo in questo modo gli studenti sono attivamente coinvolti nel definire gli obiettivi di apprendimento, le metodologie e le risorse, quindi si allenano ad insegnare con l’obiettivo di imparare.

Giusto per citare qualcosa che conservo nel mio blocco appunti, il percorso di apprendimento autonomo suggerito dalla Tecnica Feynman risuona con il pensiero spesso attribuito ad Albert Einstein: “Non hai realmente compreso qualcosa se non puoi illustrarla a un bambino”.

Quindi il metodo non è solo un trucco di studio, è una filosofia. Ci insegna che la vera comprensione non risiede nell’accumulare informazioni, ma nel poterle spiegare con semplicità ed è questa chiarezza che mi sforzo di portare ogni giorno in aula, sperando di rendere il percorso formativo più intuitivo e comprensibile per i ragazzi.

Se volete leggere qualcosa vi rimando a questo link.

Buono studio.

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